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IL MIO FUTURO: LO PREVEDO O ME LO CREO?

La settimana scorsa l’intero staff Unycasa proveniente dagli uffici di Mestrino, Rubano, Selvazzano Dentro e Verona, si è riunito per un corso di formazione molto particolare ed interessante. Tema: il futuro. Siamo stati gentilmente accolti all’interno di Ottagono, con sede a Grisignano di Zocco (VI). Ottagono è un hub di professionisti e imprese che operano nel campo dell’interior design e dell’architettura in assoluta sinergia per fornire ai clienti servizi a 360°. Ciò è reso possibile grazie all’apporto dell’esperienza e delle competenze tecniche di vari Partners, tra i quali figura anche Unycasa. L’edificio che ospita questo business center, non a caso, si sviluppa attorno ad un corpo centrale di forma ottagonale, sovrastato da una imponente cupola in vetro e acciaio. L’intera struttura, realizzata con tecniche edilizie all’avanguardia, è fonte di ispirazione per i professionisti del settore ma non solo. Quale luogo migliore di questo per riflettere sul futuro? Vediamo insieme qualche spunto per riflettere.

Spesso siamo presi da così tanti impegni (il lavoro, la casa, i figli, lo sport…) che non abbiamo il tempo di fermarci a pensare alla strada che stiamo percorrendo: stiamo facendo quello che realmente amiamo o semplicemente siamo in balia degli eventi e lasciamo che siano gli altri a decidere per noi? Stiamo vivendo la nostra vita professionale e privata da protagonisti o da spettatori? Sembrano domande semplici e banali, ma non lo sono per niente.
In un mondo dove tutti sono presi dalla frenesia di guardare al futuro per inventare qualcosa di nuovo, per distinguersi dagli altri, per farsi notare fra i tanti, talvolta ci dimentichiamo che per essere pronti ad affrontare il domani e le sue eventuali insidie, dobbiamo imparare dal nostro passato e dagli errori commessi. Solo con la consapevolezza possiamo andare avanti ed evitare di ripetere gli stessi sbagli.
“Dal passato puoi scappare…oppure imparare qualcosa” (Rafiki, da “Il Re Leone”)
La consapevolezza e la comprensione appieno delle nostre esperienze passate sono la scintilla che fa scattare in noi la voglia di un cambiamento. Quando si commette un errore, si fa una mossa falsa o non si riesce a raggiungere un obiettivo prefissato, è necessario soffermarsi un attimo a riflettere per capire che cosa realmente ci fa stare bene, che cosa si è sbagliato e perché si è creduto che quella determinata cosa fosse giusta, ovvero che cosa ci ha spinti ad agire. Non si può migliorare se non si è disposti a cambiare qualcosa.
Non basta ripetersi “voglio cambiare”, bisogna volerlo davvero. Come non basta sperare che qualcosa semplicemente accada, ma è fondamentale capire innanzitutto cosa voglio cambiare per poi pensare a come arrivare al raggiungimento del mio traguardo.
Fortunatamente viviamo nell’era della digitalizzazione in cui chiunque di noi ha a portata di mano potenti mezzi di comunicazione e strumenti per sviluppare e dar vita alle idee più disparate. La difficoltà al giorno d’oggi sta proprio nella capacità di distinguersi dagli altri, nell’avere un’idea originale. Per riuscirci dobbiamo pretendere il massimo da noi stessi. Oggi è il giorno zero. Oggi è il giorno giusto per fare progetti.
Nella maggior parte dei casi, un cambiamento comporta dei rischi. Ecco che subentra la paura: la paura di non farcela, di sbagliare, di essere giudicati, di affrontare l’ignoto, abbandonando la nostra area di comfort.
“La vita comincia alla fine della tua zona di comfort” (N.D.Walsch)
Troviamo, invece, serenità quando abbiamo il controllo, la conoscenza, la consapevolezza, il rispetto gli uni degli altri quando si lavora in un gruppo, se abbiamo chiaro il nostro fine ultimo ma, soprattutto, ciò che fa veramente la differenza è il coraggio di fare, di partire.
Alla fine della mattinata, dopo varie riflessioni, siamo giunti alla conclusione che, all’interno di un team di lavoro, tutti possono e devono dare il loro contributo. E’ importante anche non vergognarsi di chiedere aiuto ad un collega nel momento del bisogno, indipendentemente dal ruolo ricoperto. L’essere persone umili ci permettere di cogliere insegnamenti da chiunque e, quindi, di riprendere il controllo.
Un chiaro esempio di “squadra vincente”, di atteggiamento positivo e costruttivo da adottare nella vita professionale è quello del gioco di squadra nel rugby: l’intera squadra ha, infatti,  la responsabilità di andare in meta. Ci sarà sempre un capitano ma è la squadra che avanza all’unisono e tutti si aiutano. Perché ciò è possibile? Perché ognuno ha chiaro il proprio ruolo.
Per riassumere possiamo dire che alla base di un team che fa la differenza ci sono la comunicazione, la collaborazione, lo scambio di idee, opinioni e conoscenze. Diventiamo grandi quando siamo in grado di dare senza pretendere nulla in cambio, quando pensiamo positivo e vinciamo i nostri timori, quando usciamo dalla nostra zona di comfort e gettiamo il cuore oltre l’ostacolo.
“Il futuro appartiene a coloro che credono nella bellezza dei propri sogni” (Eleanor Roosevelt)
A cura di Elisabetta